17 Samsara
Samsara, in sanscrito “girare in circolo”, il passaggio dell’anima tra le nascite e le morti, il cerchio dell’esistenza.
Samsara, in sanscrito “girare in circolo”, il passaggio dell’anima tra le nascite e le morti, il cerchio dell’esistenza.
Ancora una volta è un drammatico fatto di cronaca a suggerire a Maria Dompè il tema di un’installazione; in questo caso il riferimento esplicito è all’attentato che nell’estate del 1993 distrusse la sede dell’Accademia dei Georgofili a Firenze, uccidendo sei persone e provocando gravi danni alla Galleria degli Uffizi.
Le atrocità della guerra nella ex-Jugoslavia, gli eccidi, gli stupri di massa, hanno ispirato a Maria Dompè questo intervento denso di contenuti civili.
Progettata originariamente per la mostra Progetto marmo e pietra (Roma, Scuderie di Palazzo Ruspoli gennaio 1993), l’opera è stata rifiutata dal comitato organizzatore, che ha ritenuto ambiguo l’uso della svastica nonostante il titolo che la descrive come Aberrazione.
Dall’esperienza del soggiorno in Giappone nasce la partecipazione di Maria Dompè a questa importante esposizione.
Sull’onda dell’emozione provocata dai gravissimi attentati dell’estate del 1992, nei quali persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con gli uomini delle loro scorte, Dompè ha realizzato un vero monumento funerario.
L'opera, realizzata nell’ambito dell’annuale manifestazione delle gallerie romane, si presenta come un padiglione circolare costituito da venti elementi, a loro volta formati da coppie di araldici delfini intrecciati.
Per la sua mostra personale Dompè ha scelto - come un omaggio a Roma - il tema romano per eccellenza, ricostruendo le Terme, il luogo prediletto della vita sociale.
Realizzata nel corso di un lungo soggiorno giapponese, reso possibile da una borsa di studio della Japan Foundation, l’opera si inserisce nel silenzioso bosco interrotto da distese di bamboo nano come un intervento forte e al tempo stesso rispettoso dell’ambiente del quale entra a far parte.
Le Domus de Janas (letteralmente “case delle fate”) sono luoghi funerari, tombe scavate nella roccia diffuse in buona parte della Sardegna e identificate - secondo alcune tradizioni locali - con le abitazioni delle Janas, esseri mitici che potremmo definire maghe, o streghe.