L’intervento di Dompè alla Biennale Internazionale di Scultura Città di Carrara chiude la serie di tre opere realizzate nell’estate del 1998 e dedicate a donne che hanno lottato e lottano per la libertà.
Sangdrol è una giovane monaca tibetana sorpresa dalle autorità cinesi in un’invocazione per la libertà del Tibet e condannata a diciotto anni di prigione, da scontare nella prigione di Drapchi, per “attività separatista”.
La Biennale d’Arte Sacra ha offerto a Maria Dompè l’occasione per una riflessione sulla figura di Madre Teresa di Calcutta, che esalta la profonda dimensione spirituale della vita e dell’attività della religiosa scomparsa nel 1997.
Come tutti gli interventi di Maria Dompè, anche questo è nato per il luogo, per la Casa-famiglia di Villa Glori che accoglie persone malate di AIDS, come uno spazio di meditazione per gli ospiti della casa e per i visitatori.
Nel difficile spazio dall’andamento curvilineo, retorico e freddo del Museo Laboratorio, Maria Dompè ha imposto all’attenzione la tragica ripresa degli esperimenti nucleari nell’atollo di Mururoa.
Pensata e progettata per il grande sottoscala al piano terra del Palazzo delle Esposizioni, l’opera vuole essere un momento di riflessione e di protesta contro le continue violenze sui bambini.
In un periodo di crisi politica e incertezza istituzionale, Maria Dompè ricorda al pubblico dell’esposizione romana il diritto/dovere del voto come momento dell’esercizio della propria libertà di cittadini.
La mostra è stata organizzata in occasione della presentazione del libro Ridotti in stracci (cfr. n. 17) nella Galleria torinese di Alberto Peola, e del grande intervento Samsara recupera il rapporto e il contrasto fra i tessuti e la pietra.
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