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1998 Mole Vanvitelliana,
Cortile del Lazzaretto,
‘La scultura marchigiana
dal dopoguerra ad oggi,
1945-1998′, Ancona

Materiali: corda, rete, paglia

Dimensioni: m 25 x 10 x h 12

Sangdrol è una giovane monaca tibetana sorpresa dalle autorità cinesi in un’invocazione per la libertà del Tibet e condannata a diciotto anni di prigione, da scontare nella prigione di Drapchi, per “attività separatista”. Alla storia drammatica della diciannovenne Sangdrol, resa nota in occidente dal Tibet Information Network, Maria Dompè ha dedicato una grande installazione che coinvolge un’intera facciata del Cortile del Lazzaretto e parte dello spazio antistante, in un gioco continuo con gli elementi atmosferici.
La scelta dei materiali, ancora una volta, è profondamente legata all’ambiente in cui l’opera si inserisce e alla poetica dell’intervento. Le reti, che qui scandiscono la parete rievocando l’uso tibetano del tessuto esposto al vento, sono vecchie reti da pesca che Dompè ha cucito insieme con l’aiuto dei pescatori locali: il vissuto di chi usa le reti si fonde con il vissuto geograficamente lontano, ma idealmente vicino, di Sangdrol. Le corde rallentano il ritmo verticale delle strisce di rete, fino alla distesa orizzontale limitata dalle balle di paglia, trasparente rimando a una civiltà rurale.
Il Cortile del Lazzaretto, luogo fortemente connotato come parte di una storia tutta interna allo sviluppo dell’architettura occidentale, accoglie in una perfetta integrazione l’intervento, che arricchisce lo spazio architettonico di nuove suggestioni materiali e poetiche e assume il valore, attraverso l’ariosità dell’ambientazione, di una riflessione sulla realtà del Tibet.
Laura Iamurri

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