2021 Giardino di Irene Brin, Sasso di Bordighera
Materiali: n°04 sfere gonfiabili,
n°3750 steli con fiori di limonium, n°100 Hydrangea, fogliame di Hedera helix per un totale di superficie sferica ricoperta di mq. 90
Dimensioni: m 35 x 6 x h max 3,5
Lo sommo Ben, che solo esso a sé piace,
fé l’uom buono e a bene, e questo loco
diede per arr’a lui d’etterna pace.”
(Dante, Purgatorio, Canto XXVIII, vv.91-93)
Maria Dompè torna a Sasso di Bordighera nel Giardino di Irene Brin: un luogo di una magia tangibile dove nel 2009 per circa due anni ha potuto esprimere tutta la sua creatività paesaggistica plasmando una suggestiva oasi a verde.
L’occasione per il ritorno è l’invito di Vincent Torre a realizzare un intervento ambientale effimero per l’evento: una serata Dantesca e un ’immersione nell’arte organizzato dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) nella ricorrenza del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri.
Il programma FAI della serata all’interno del Giardino ha previsto tre momenti artistico-letterari: Gioacchino Logico ha recitato il XXVI canto dell’Inferno internamente al perimetro della scultura ambientale di Maria Dompè: “Virtute e Conoscenza”, per la regia di Eugenio Ripepi; Gian Antonio Dall’Aglio ha commentato il canto XXVIII del Purgatorio, cui l’intervento effimero è ispirato; Maria Teresa Verda Scajola ha presentato il lavoro di Maria Dompè. A seguire un eloquente stralcio di questa presentazione.
“Come scrive Ernest Gombrich : Il fare precede l’imitazione.- “Prima di sentire il desiderio di imitare gli aspetti del mondo visibile, se artista è, – ha sentito (con l’istinto) quello di creare in autonomia… e anche il processo di imitazione procede attraverso fasi di schema e correzione… ogni artista, deve proprio conoscere e costruire un suo schema, prima di poterlo adattare alle esigenze della riproduzione del vero”.
Ed è qui che il giardino d’arte dedicato a Irene Brin, (già orto a “fasce” e muri a secco), viene reinterpretato tra il 2009/2011, con istinto e professionalità da Maria Dompè.
L’Artista elaborò con accuratezza e gran rispetto il ricordo di Irene, per storia, cultura, esaltando la viriditas, per un abbraccio della natura che protegga, creando con precisione e delicatezza, lo spirito di contemplazione, per un giardino d’incanto… l’Eden – La NATURA è la protagonista di una rappresentazione di valore simbolico.
E’ qui una nuova visione d’arte ambientale, basata su un giardino sinuoso con dune e dossi, modulato con tonnellate di terra, per collocare l’inserimento scultoreo, come a ridurre l’impotenza dell’ architettura storica, già tendenzialmente dominante, a promuovere invece la semplicità di una geometria, anche se scomposta, come la colonna dorica, (di Virtute e Conoscenza) protetta ed esaltata dal manto erboso, dove qui le sculture marmoree non prevalgono sul paesaggio .
E’ come se Maria Dompè volesse indicare a Dante nella ricorrenza del 700° anniversario della sua morte, il lungo cammino della vita nella natura, impostando una floreale Opera d’Arte, effimera e affascinante come sorgente profumata, per un Poeta eterno.
L’obiettivo dell’Artista, Maria Dompè, è di riaffermare con il suo forte istinto, una recuperata armonia tra uomo e natura, alla ricerca di un’arte nuova, spirituale, che guardi all’infinito… oltre l’orizzonte!” (Maria Teresa Verda Scajola).
Con le parole che seguono Maria Dompè definisce gli intenti artistici dell’istallazione effimera.
“… per l’intervento ambientale avevo alcune immagini nella mente: un’esplosione cromatica, un elogio alla Natura, una visione onirica Dantesca di un mondo diverso … sostanzialmente spunti di riflessione! La sfera è lo strumento ludico per eccellenza, la rappresentazione più classica della spensieratezza del vivere umano. La Natura in tutte le variegate e armoniose forme, invita ad un approccio semplice e giocoso. L’uomo contemporaneo ha perso la naturalezza del divertimento in grado di stemperare ogni incognita, ogni dubbio, riducendo drasticamente ogni ansia. L’approccio spensierato è una vera filosofia comportamentale: concreta, positiva e valorizzante. Dante possedeva questa sensibilità verso la Natura, considerata come una delle più alte espressioni del Creato ed i versi contenuti nel Canto XXVIII del Purgatorio “Il sommo Bene (Dio), che piace solo a se stesso, creò l’uomo buono e disposto al bene, e diede a lui questo luogo come preludio della pace eterna” sono versi che esaltano, con una poetica sublime e seducente, questo assioma oggettivo e fondamentale per la spiritualità umana. Era mia intenzione celebrare innanzitutto Dante: il Sommo, poi la Natura enfatizzata da questo giardino storico, a me particolarmente caro per il ricordo di una significativa figura femminile: Irene Brin, ed infine l’uomo con la necessità di sottolineare le potenzialità dimenticate. Ancor più dopo un periodo così impegnativo non è forse giunto il momento di riflettere? Di comprendere gli errori commessi per aver esagerato nell’egoismo della specie umana? Vorrei che si ritrovasse un equilibrato valore della Natura in maniera tale da affrontare il futuro con maggior rispetto di tutto il Creato ed anche recuperare lo spirito ludico, con la serenità che lo accompagna. Così anche il peso di una realtà quotidiana, spesso difficile, diverrebbe più leggero e forse sostenibile, proprio come una sfera!