2009 Galleria Ex Elettrofonica, Roma
Materiali: nylon, fiori, suono, essenze profumate
Dimensioni: m 10 x 5 x h 3
Lo spazio bianco biomorfo della Galleria Ex Elettrofonica di Roma, in occasione della sua inaugurazione, dal 12 al 30 marzo 2009, ha ospitato l’organza e le orchidee di una nuova incursione nello spazio di Maria Dompè. La storia della famiglia della gallerista Beatrice Bertini ha dato l’ispirazione all’artista. “Hay una diferencia entre estar vivo y sentirse vivo”: da Roma a Sanremo a Caracas e poi di nuovo a Roma, questa famiglia si è continuamente reinventata in base alle circostanze gioiose o dolorose che la vita le ha presentato; ha voluto e saputo regalare vitalità da paese a paese, tra incontri ed esperienze. I locali in cui oggi si trova lo spazio espositivo era, per l’appunto, l’ultima impresa del nonno di Beatrice: la sede di una società di impianti elettrici per la comunicazione: Elettrofonica “i locali in cui da bambina mi intrufolavo alla scoperta dei macchinari, cavi, trasformatori, strumenti. Marchingegni affascinanti, incomprensibili e misteriosi, di cui ignoravo la funzione e che proprio per questo erano l’occasione di pensieri nuovi, l’apertura verso ciò che può essere solo immaginato.
Esattamente ciò che credo rappresenti, da sempre, l’arte, così lontana dall’utilità quotidiana, eppure vicina al cuore ed alla possibilità di fantasticare e di capire qualche verità essenziale” Beatrice Bertini. Come è stato per la famiglia, anche questo luogo è stato reinventato diventando così uno spazio fluido e d’avanguardia, in cui un’opera come quella di Maria Dompè ha potuto nascere e vivere con spontaneità. Un’immagine onirica, fatta di orchidee fissate a leggeri rettangoli di organza sospesi con impercettibili fili di nylon. Un “giardino del cuore” come ama definirlo l’artista, un giardino della memoria del cuore aggiungeremo. Un tratto lieve ma esauriente di una personalità matura: esente da autolatrìa artistica ovvero “segnare”, con incisiva efficacia ma poeticamente, senza invadere uno spazio espositivo dalla forte e ben riuscita identità architettonica , frutto della genialità del duo d’architetti Belia e Bistolfi. Quest’opera ha reso poetico uno dei luoghi espositivi più innovativi della capitale ed ha voluto sottolineare la sensibilità che sta dietro la storia di ciascuno di noi.
Ilaria Caccia