2005 Via delle Fornaci, angolo via Alcide de Gasperi, Roma,
Intervento ambientale permanente
Materiali: bronzo, prato, terra, struttura portante in cemento armato
Dimensioni: m 12 x 14 x h 1,6
In occasione dei cinquant’anni dalla scomparsa di Alcide De Gasperi (Pieve Tesino – Trento, 1881 / Sella Valsugana – Trento, 1954) il Comune di Roma ha scelto il progetto di Maria Dompè per realizzare il monumento a lui dedicato. L’area coinvolta dall’intervento è quella di fronte al palazzo dove l’uomo abitò nel dopoguerra.
De Gasperi è ricordato, non solo per l’antifascismo e la difesa della libertà, ma anche per la visione europeista che ispirò la sua politica estera dalla fine degli anni Quaranta. Le comuni radici culturali sono, infatti, la premessa fondamentale per l’affermazione dei valori democratici in tutti i Paesi del Vecchio Continente.
La funzione mnemonica dell’opera non agisce sul passato, ma sul futuro, come stimolo a recepire e ad accrescere l’eredità morale del grande statista. Perciò, il monumento incarna il suo pensiero, anziché ritrarlo in veste ufficiale; senza retorica, esprime la sua profonda idealità, eterna e incorruttibile come il ricordo. Lastre di bronzo accolgono un prato verdeggiante, “essenza” delle valli trentine dove nacque De Gasperi. Il triangolo indica movimento, energia, tensione verso il nuovo. I manifesti delle prime Avanguardie erano pieni di segni simili, che inneggiavano al progresso e alla fiducia nelle sue infinite potenzialità.
A distanza di oltre un secolo, Maria Dompè compie un gesto eloquente, “tingendo di verde” la scultura, quasi a dire che l’ambiente, come sempre nei suoi lavori, è il migliore investimento per il futuro. La struttura somiglia ad un ponte, metafora di unione tra lembi opposti e incomunicanti; così doveva essere l’Europa di De Gasperi, fondata sul dialogo come strumento di mediazione per risolvere i conflitti e integrare le differenze.
A testimoniarlo, le frasi scolpite sul monumento, che incarnano il suo disegno comunitario: “L’uomo europeo deve accettare le esperienze degli altri, deve imparare a vivere in una comunità più grande, dove saprà difendere la propria, ma anche l’altrui libertà”. “Saranno la tolleranza e la fraternità che, tradotte in opera di giustizia e di pace sul piano sociale e internazionale, ci daranno la patente di cittadini d’Europa”.
“L’amore si chiama socialmente fraternità ed esige lo spirito di sacrificio nel servizio della comunità”. Un testamento spirituale, a cui bisogna ispirarsi in una fase tanto delicata della storia europea.
Dall’alto, l’opera sembra un aquilone, o un aeroplano di carta: forme semplici con cui i bambini, da sempre, plasmano i loro sogni di libertà. Gli stessi di De Gasperi, espressi da Maria Dompè con quella “gravità della leggerezza”, che connota, da sempre, il suo lavoro.
Maria Egizia Fiaschetti