2003 Parco di Poggio Valicaia, Scandicci, Firenze
Intervento ambientale permanente
Materiali: 300 vasi in terracotta smaltata (h 60 cm x 40 cm)
Essenze profumate: lavanda, vaniglia, cocco
Dimensioni: m 43 x 63
Maria Dompè realizza per il Parco di Poggio Valicaia a Scandicci un suggestivo intervento ambientale, in empatia con l’appello lanciato da Alan Simon (musicista e produttore francese): “Gaïa A walk for life. Charter for environmental planetary urgencies”. L’iniziativa di Alan Simon si è svolta il 15 marzo 2003 in una location magica; sul tetto del mondo, a 4.000 metri di altezza, 350 musicisti di diverse nazionalità si sono incontrati per aderire alla campagna di sensibilizzazione promossa dal compositore. La musica, da sempre veicolo di un’intensa comunione spirituale, si è propagata dal Tanglung, luogo sacro dell’Himalaya tra Nepal e Tibet, sino al sinuoso poggio toscano. Un’unica onda emozionale, che Maria Dompè ha intercettato e amplificato con il suo lavoro.
Un oliveto di terra ocra si apre nel fitto del bosco, tra le cime svettanti dei cipressi e le chiome frondose dei pini. Con un gesto tanto essenziale, quanto eloquente l’artista traccia due semicerchi, inscritti l’uno nell’altro. All’interno, sfila una lunga processione di vasi rossi di terracotta smaltata, riempiti di mele il giorno dell’inaugurazione: “un’offerta per la terra dalla terra”. La mirabile fusione di natura e arte rivela l’importanza di perseguire uno sviluppo sostenibile, mirato alla salvaguardia dell’intero pianeta.
Il segno dell’artista, dunque, non s’imprime prepotentemente sul paesaggio, trasformandone la fisionomia, al contrario, sembra captarne l’energia intrinseca e moltiplicarla con il suo slancio dinamico e propositivo. Le forme semicircolari si chiudono in un abbraccio e, al tempo stesso, si effondono come musica infinita. Qui, è possibile riconquistare la perduta simbiosi con il Tutto, liberandosi degli automatismi e delle nevrosi quotidiane.
Una performance di thai-chi, presentata durante il vernissage, esprime il potenziale catartico del luogo, dove si riscoprono, inaspettatamente, l’elasticità del movimento, il legame con lo spazio, l’armonia del proprio corpo. I vasi, a loro volta, incarnano la virtualità del progetto, l’opportunità di lasciare un’impronta sul grande libro dell’essere. L’opera riveste un profondo valore etico, stimolando un approccio d’intima relazione dialettica con la natura: un bene raro, prezioso e ciecamente dilapidato dall’insana sete di progresso. Occorre, invece, trascendere l’orizzonte ristretto di una visione particolaristica ed egocentrica, per tuffarsi nel flusso incessante dell’universo. Gaïa, magna mater e sorgente di vita, si configura quale autentico scenario di scambio affettivo e comunicativo.
Nel verde delle colline toscane, tra i profumi autoctoni e quelli scelti dall’artista, abile regista dei sensi, si ripete l’eterno rituale della memoria: quell’istinto originario di appartenenza al cerchio dell’essere, che non può dissiparsi nella fugacità di una vuota immediatezza. Il Parco di Poggio Valicaia, riserva aurea di energia, stimola la riscoperta di un originario vincolo con la natura, che necessita di essere difeso e rinsaldato nel tempo.
Maria Egizia Fiaschetti